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sabato, novembre 27 [20:16]

Piaggio a Kandahar 

Gran bella giornata, oggi. Lunedi' arriva nientemeno che Susana Rico con una serie di auditors/donors e altri personaggi venuti per valutare/visitare/contrattare ecc. Il programma prevede una visita a una o due bakeries di quelle sostentate dalla WFP, cosi' oggi era prevista una visita esplorativa per localizzare le panetterie piu' "presentabili". Che ti fa l'impavido consulente italiano? Rompe le scatole a destra e a manca finche' non ottiene il permesso di unirsi alla spedizione.

Siamo quindi andati a visitare un paio di questi forni. Eravamo io, Paula (capo del Programme qui a Kandahar), un Afghano che lavora per la WFP e una signora afghana, anch'essa WFP, con il burqa, questi ultimi due in qualita' di interprete e "interfaccia" con gli autoctoni. Innanzitutto, ho avuto modo di vedere un po' Kandahar citta', finalmente. Non che mi abbia impressionato... e' alquanto austera, costruzioni basse a uno o, raramente, due piani, per la maggior parte in materiali poveri come fango, pietra, legno, mattoni rustici. Le vie principali sono asfaltate, ma quasi tutte le laterali sono in terra battuta. Macchine poche, soprattutto carretti, muli, biciclette, e una quantita' abnorme di quelle "Apipiaggio" che avevo gia' visto a Jalalabad. Anche qui i toni del marrone la fanno da padrona, ma negli abiti prevale una componente piu' "grigia". Si vedono ancora un sacco di turbanti neri, e soprattutto c'e' ancora tanta gente con i barboni tipici talebani.

Superata una villa di dimensioni notevoli (che l'interprete Waheed ci ha laconicamente descritta come la residenza di un grande commerciante di eroina...), imbocchiamo una via laterale e ci fermiamo davanti a questa panetteria. Va da se' che ho preso un sacco di foto, e stavolte alcune sono veramente belle, ma purtroppo qui da Kandahar l'FTP non funziona per niente, per cui le pubblichero' quando tornero' a Kabul.

All'interno una quantita' di bambini seduti da una parte, e cinque donne anziane sedute per terra, davanti a un telo, in mezzo a una miriade di mosche. A quanto pare fare il pane in Afghanistan richiede una specializzazione estrema: una donna pesa la pasta, che poi getta sul telo infarinato. Altre due donne prendono questa pasta e la lavorano un po', per poi gettarla a una quarta donna che la stende, la picchietta con le dita, e la passa alla fornaia, che con una pala in legno la infila in un forno a legna, costruito in pietra. Pochi minuti, e la sfoglia di nan e' pronta per essere tolta da forno, lanciata a un'ultima donna che la strofina con uno straccio per levare la cenere. E via, pronta per essere venduta.

Ovviamente l'ospitalita' afghana non e' stata smentita. Paula e' stata fatta sedere addirittura su una sedia, mentre per me sono stati approntati dei cuscini. Un bicchiere di te' e' immediatamente apparso dal nulla, e ci e' stato offerto anche un assaggio da una pala di nan appena sfornata. Nonostante la mia passione per il nan, devo pero' dire che la pizza bianca calda e' molto meglio... quello sapeva un po' troppo di farina bruciata, per i miei gusti.

Mentre Paula e i due interpreti intervistavano le donne, io ovviamente me la spassavo con i bambini, che subito adocchiata la macchina fotografica hanno iniziato a farsi avanti chiedendo di essere fotografati. Pareva brutto dire di no, per cui ho approfittato. Quando poi anche le signore hanno capito di che si trattava, anche loro hanno voluto essere fotografate, per poi sghignazzare come matte nel rivedersi. Ho passato momenti di apprensione quando la macchina mi e' stata letteralmente tolta di mano per essere passata in giro a far sghignazzare anche le altre. Ma alla fine mi e' tornata sana e salva, anche se completamente bianca di farina.

Dopo un'oretta, sbronzo di te' e gonfio di dolcetti, ce ne siamo andati a visitare un'altra panetteria, che pare sia la migliore di Kandahar. Niente di molto diverso, solo che tra le donne, sedute in circolo, ce ne erano tre che evidentemente erano estremamente all'antica. Accucciate a terra, di loro si vedeva esclusivamente un occhio, che filtrava da dietro il vestito che le avvolgeva completamente. Ogni volta che provavo a guardarle, loro voltavano la testa da un'altra parte, oppure fissavano il pavimento. Faceva una certa impressione, devo dire.

Comunque. Bella giornata. Per la prima volta mi sono trovato in mezzo a locali che non parlavano nemmeno una parola di inglese. Finalmente ho visto un po' di Afghanistan vero. E quasi quasi mi dispiace andar via prima del prossimo fine settimana...

martedì, novembre 23 [16:39]

Finalmente liberi 

Eh si', pare proprio che alla fine i tre ragazzi siano stati liberati. Manca ancora una conferma ufficiale, il portavoce di Annan ha detto di essere contento dell'evento, il che di per se' e' gia' una conferma ufficiale, in fondo. Non si sa ancora la dinamica, qualcuno dice che sono stati rilasciati, altri dicono che sono stati liberati con la forza, e che almeno un rapitore sia rimasto ucciso. Comunque sia, in un modo o nell'altro siamo tutti un po' piu' contenti.

Qui a Kandahar, nel frattempo, la vita procede, se di vita si puo' parlare. Le giornate scorrono lente tra la Guest House, dove si organizzano partitoni infiniti a biliardo, e l'ufficio, dove i nervi si assottigliano ogni giorno di piu'. Pensavo che Jalalabad fosse l'ufficio peggiore, ma qui esagerano. Il numero di documenti errati o addirittura mancanti qui e' superiore al numero di morti di un qualunque film di Sylvester Stallone. Mi pare chiaro che non riusciremo mai a finire in tempo la correzione di tutti i documenti. Finisce che il Tristo dovra' tornarci da solo, qui, a Dicembre. Oppure torneremo insieme a gennaio, chissa'. Di contratto nuovo ancora non se ne parla.

Il biliardo aiuta a passare il tempo. Sara' il tavolo fortunato, sara' che in un mondo di ciechi un orbo e' re, ma sto avendo giorni di celebrita' mai visti. Si parlera' a lungo in futuro, di quell'Italiano che imbroccava tiri impossibili...

Che altro dire? A parte il fatto che si cena alle 18.30 (come quando ero militare), e che non si vede una goccia di alcool manco a pregare in aramaico, non c'e' molto da dire. Praticamente non succede niente. Il cibo non e' il peggiore che abbia mai mangiato, ma sempre di riso e pollo si parla. Ah no,l'altro ieri pesce. Almeno credo fosse pesce. Era meglio il pollo.

Mangiate una mozzarella anche per me.

Polemico? 

Oggi e' arrivata una simpatica mail di uno che non posso sopportare. Gia' il nome mi sta antipatico, uno che si chiama Ikram alle UN e' sprecato. Dovrebbe avere un banco di frutta al mercato.

Tale Ikram lavora a Kabul, e' praticamente il vice ACORD Focal Point locale. Come la maggioranza dei ragazzetti afghani, e' dotato di considerevole spocchia, e ogni tanto mi manda queste mail del tipo "Fai questo, e pure in fretta, che mi serve". Oggi non ci ho visto piu' tanto bene, e gli ho risposto malino, copiando i suoi capi e pure Susana Rico, esprimendo il mio pensiero anche sul suo uso alquanto libertino della parola "urgente". Il fatto e' che questo simpaticone vuole che io faccia delle modifiche sostanziali ad ACORD. Ha perfino detto che e' "un sacco di tempo" che aspetta queste modifiche. Gli ho risposto, tra le altre cose, che per quanto mi riguarda puo' aspettare finche' non diventa vecchio, perche' tanto sono io che decido quali modifiche si possono fare, che cambiamenti comportano, che conseguenze hanno sul resto del programma, e quanto tempo ci vuole per farle. Tanto piu' che la sua prima richiesta (il suo "sacco di tempo") risale ad appena 6 giorni fa (e ci ho attaccato l'originale della sua mail come prova).

Mi e' arrivata poco dopo una mail da parte del suo diretto superiore che non mi chiede proprio scusa, ma quasi. Dice che domani avranno un meeting per decidere su questo argomento, e mi ringrazia per l'impegno profuso, e bla bla bla. Come dico sempre, con la gentilezza si ottiene tutto. Pero' ognuno al suo posto...

giovedì, novembre 18 [16:42]

Viaggio a Kandahar 

La citazione era d'obbligo. Sono arrivato, l'homunculus technologicus di turno mi ha piu' o meno configurato il computer, per cui Internet funziona (a calci), il programma di posta pure (se glielo chiedo in ginocchio), e la sorpresa e' che MSN Messenger sembra funzionare tranquillamente. Outlook invece no, per cui per due settimane la posta si accumulera' nella mia casella personale al ritmo di circa 200 mail al giorno, il 98% dei quali e' spam. E vabbe'.

Allora, che dire di Kandahar? Niente. Non ancora. Che diamine, sono appena arrivato! Vi posso parlare dell'aeroporto, che e' il piu' grande mai visto finora, ma fondamentalmente e' un'immensa base militare. Ad accoglierci, uno schieramento di Apache e Chinhooks parcheggiati in bell'ordine, e poi militari americani in divisa da combattimenti, coi fucili e tutto. Siamo saliti sulla macchina WFP che era venuta a prenderci, ma solo dopo aver indossato i fantastici giubbotti antiproiettile che avevo gia' visto a Fayzabad. Belli, blu, scintillanti... e pesanti almeno 5 chili. E' come essere stretti in una scatola di metallo che non ti fa respirare.

Ho visto ben poco della citta', ma sono riuscito a fare qualche foto, vedro' di riuscire a postarle nei prossimi giorni (se FTP funziona...). Siamo venuti direttamente qui in ufficio, che e' molto bello, due palazzine gemelle con due piani e un bel giardino sul retro. Poi siamo andati in Guest House per pranzo. Anche la GH e' bellina, ha un bel biliardo, e la stanza e' grande e ben arredata. Ovviamente, senza connessione Internet.

Ho avuto il mio bel briefing sulla sicurezza. La situazione e' tranquilla, ma non ci si rilassa piu' di tanto. Qui i Talebani sono a casa loro (ho visto parecchi turbanti neri lungo la strada), per cui non si puo' mai stare granche' sicuri. Ci sono norme molto severe: ci si puo' muovere solo all'interno di un'aerea ben definita (mi hanno dato anche la mappa), al di fuori della quale servono autorizzazioni, scorte armate, giubbotti ed elmetti. Si va in ufficio tutti insieme, si torna a mangiare tutti insieme, si ritorna in ufficio tutti insieme, si torna a casa la sera tutti insieme. Una grande famiglia...

E la sera si sta a casa tutti insieme, a farsi due balle cosi' tutti insieme.

lunedì, novembre 15 [17:48]

Sulla casa 

A casa mi trovo bene. Appena posso postero' qualche fotina per darvi un'idea. Il problema grosso rimane la connessione, ma ho ancora qualche carta da giocare, vedremo che succede. Oltretutto in questi ultimi due giorni la rete UNHCR era sotto manutenzione, per cui non sono riuscito a collegarmi per niente. Al momento pare che funzioni abbastanza egregiamente, visto che sto qui a scrivere queste cose.

Comunque. Dormo abbastanza bene, mangio perfino troppo, la compagnia e' sempre simpatica, ho scoperto che in una GH qui vicino c'e' anche una palestra. Trovare un'autista e' sempre un'impresa, ma non si puo' avere tutto. Dopodomani una delle attuali inquiline lascia la camera perche' si trasferisce a Bamyan, cosi' ne prendero' possesso io (della camera). E' lievemente piu' piccola di quella dove sto adesso, ma e' meglio arredata e con un bagno privato. Non me la godro' molto, pero', giusto i primi dieci giorni di dicembre.

A questo riguardo, per gennaio non si e' ancora deciso nulla. Per quanto ne so, Susana lascia l'Afghanistan a fine novembre, e gira voce che il nuovo Country Director voglia tagliare qualche consulente per problemi di budget. Non credo tuttavia che fra i tagli saro' compreso io... sempre per il fatto che se vado via io ACORD se lo danno sui denti. Vedremo.

Conto alla rovescia 

L'ultimo post era chiaramente un po' sopra le righe... mi sa che se non mi prendo una pausa al piu' presto divento schizofrenico anch'io...

Comunque, gli ultimi giorni sono stati abbastanza riposanti. Venerdi' e sabato, fine settimana "regolamentare", mentre ieri e oggi si festeggiava la fine del Ramazan, il cosiddetto Eid-ul-Fitr. In pratica e' un po' quello che per noi e' il Natale, una grande festa in cui si mangia, si e' felici, si fanno gli auguri a tutti, e tutti sono piu' buoni perche' si sono purificati con questo mese di digiuno. Ovviamente, e' il classico caso in cui tutti i permessi sono revocati, e vige il divieto assoluto di tutto. Quindi, casa e basta. Ormai e' da luglio che ci viene vietato di andarcene in giro.

Ho fatto pero' in tempo venerdi' a dare una festicciola per festeggiare il cambio di casa. E' venuta bene, un sacco di gente, un kebab di agnello che ha strappato applausi, un po' di buona musica. Era parecchio che questi elementi mancavano...

Ieri e' ufficialmente scaduto il mio contratto, sono entrato nel mese di estensione, che scade il 14 Dicembre, data in cui dovro' arrivare a Roma. Sara' un mese molto lungo... dovro' stare appresso soprattutto ai pagamenti che ancora devo ricevere, a tutto il paper work che ci sara' da fare, e poi c'e' da rinnovare i visti sul passaporto, rinnovare l'ID card, combattere per il biglietto aereo, prenotare la GH a Islamabad, e nel frattempo dovrei anche lavorare un po', soprattutto per produrre una versione quanto meno utilizzabile del database delle Risorse Umane, rimasto un po' indietro. In tutto questo, giovedi' parto per due simpatiche settimane a Kandahar, una specie di Macomer afghana. Un buco in mezzo al nulla, insomma, se non fosse poi che il nulla in questione abbonda di mine e Talebani. Comunque e' da piu' di un mese che, a parte l'attentato a Chicken Street e il rapimento dei tre ragazzi che lavoravano alle elezioni, la notizia piu' allarmante che ci arriva e' del tipo "due ubriachi si sono picchiati sulla piazza di Lal Wa Sarjangan", paesello sperduto sui monti. Insomma niente di niente, in tutto l'Afghanistan. Ci sara' da preoccuparsi?

mercoledì, novembre 10 [08:54]

Lento scorre il fiume... 

Nel senso, insomma, che non succede proprio nulla di rilevante. Comincio a prendere i ritmi con gli spostamenti e la vita casalinga. Per i primi, basta mettersi d'accordo con gli autisti il giorno prima, e la mattina mi vengono a prendere, generalmente poco prima delle otto. Dopo l'ufficio ovviamente nessun problema, prendo il primo autista libero e mi faccio portare a casa. Qualche difficolta' ci sara' il giorno che vorro' uscire la sera, ma tanto per il momento e' praticamente impossibile. Spendo due parole sulle norme di sicurezza attualmente in vigore...

Innanzitutto, coprifuoco alle 2100, e vabbe'. La cosa buffa e' pero' che gli autisti sono in servizio fino alle 2000, il che e' francamente incomprensibile. Altra misura in vigore da qualche giorno e' la "double car" dopo le 1700. In pratica, per andare da qualunque parte dopo le 1700 bisogna essere scortati da un secondo veicolo. Ora, gia' ci sono problemi a trovarne uno quando ti serve, immaginate trovarne due. Che poi bisogna stare attenti a calcolare i tempi alla perfezione, visto che alle 1600 c'e' il cambio di turno, per cui gli autisti smontanti sono gia' con la testa a casa, e quelli montanti non hanno la minima voglia di iniziare a lavorare; alle 1730 poi trovare qualcuno e' assolutamente impossibile. Se anche ci si riuscisse, la risposta sarebbe "Sto mangiando". Dannato Ramazan. Finita? No, certo. Intorno alle 1830 c'e' la preghiera, che certe volte puo' durare anche mezz'ora. Nel caso normale, comunque, la risposta tipica e' "Sono occupato", oppure "Sono bloccato nel traffico", l'unica scusa veramente plausibile, considerando la circolazione di Kabul.

L'amministrazione poi si lamenta dell'eccessivo consumo di benzina dovuto alla "double car". Che, tra l'altro, a mio parere e' assolutamente inutile. Come al solito, ci si fa prendere dalle paranoie e dalle psicosi, ma in quanto a ragionare non se ne parla proprio. A sentir loro, la seconda macchina dovrebbe svolgere funzioni di supporto in caso di attacco alla prima. Tutto molto bello, ma nessuno, a quanto pare, si e' preso la briga di farsi due calcoletti e vedere se effettivamente questo supporto e' efficace o meno. Ho avuto uno scambio di vedute a questo proposito, l'altra sera, con un paio di tipi che insistevano sull'utilita' di questa norma. Secondo loro, se la prima macchina viene attaccata, il secondo autista ha piu' tempo per chiamare aiuto. Ma santoddio, gli ho detto, ce li facciamo due calcoli? Visto che sto invecchiando ci ho messo almeno una ventina di secondi a fare due banali conticini mentali su spazio e velocita', da cui risulta (visto che la matematica non e' un'opinione, fortunatamente nemmeno da queste parti) che questo decantato secondo autista ha qualcosa come 4-6 secondi in piu' per apportare il suo fondamentale "supporto".

Ora. Ve lo immaginate un autista afghano che in 5 secondi realizza che la macchina davanti e' stata bloccata non per un normalissimo problema di traffico, ma per un tentativo di rapimento, si ricorda che deve chiamare la Sicurezza, afferra la radio, si mette in contatto, aspetta la risposta, e descrive la situazione nel suo "afghanglish" frammentato? IN 5 SECONDI???? Sarebbe un'impresa ardua anche se invece di un autista afghano ci fosse un membro delle forze speciali, specificatamente addestrato a questo incarico. Senza contare poi che un autista afghano, generalmente, e' troppo impegnato a schivare pedoni, biciclette, motociclette e altre macchine, per tenere gli occhi sulla macchina davanti.

(Non e' che ce l'abbia con gli autisti afghani in particolare, per carita'... brava gente. E' che, diciamo cosi', non mi sentirei di prenderli come modelli per uno studio sulla reattivita' umana. Diciamo che i loro riflessi sono pari a quelli di un bradipo schizofrenico, ben lungi comunque dai livelli necessari a questa sbandierata azione di "supporto")

E poi. OK. Non abbiamo un autista, abbiamo un fenomeno che in 5 secondi lancia l'allarme. Che succede? Il tempo si ferma e arrivano i soccorsi? Il traffico si dissolve e i rinforzi arrivano in tempo zero? Difficile... piu' probabilmente la Sicurezza fa le sue telefonate, lenti meccanismi si mettono in moto, forse si puo' arrivare anche a un elicottero in volo dopo almeno un'oretta e mezza, probabilmente qualche posto di blocco intorno alla zona puo' essere predisposto piu' o meno in un'ora. Nel frattempo che succede alla macchina fermata? I rapitori si siedono, prendono un te' e chiacchierano amabilmente aspettando che arrivino i nostri, se no e' troppo facile? O forse in trenta secondi sfondano i vetri, aprono le portiere, ti trascinano in macchina e ti si portano via? Ma si', ma che ci frega... abbiamo il "supporto"!!!

Ancora sui rapimenti. Altra paranoia. La maggior parte degli Internazionali qui ha il terrore di uscire di casa. E dico proprio "terrore"! Qualche giorno fa sono andato al Ciano a fare un po' di spesa, ho proposto a un paio di persone di venire con me. Sono letteralmente sbiancate, smozzicando frasi tipo "Ma sei pazzo?", "Assolutamente no", "Non se ne parla". Ma dico io, pure qui, vogliamo fermarci a pensare un momento? Ma secondo voi un rapimento si improvvisa? Voglio dire, i cattivi un giorno decidono di rapire qualcuno, parcheggiano sul lato della strada e aspettano che passi una macchina UN per assaltarla, chiunque ci sia sopra? Un rapimento va pianificato, preparato. Si individua il bersaglio, il posto, l'orario, le modalita' di esecuzione, poi si procede. Perfino qui in Afghanistan funziona cosi'. Si puo' essere rapiti quando si esce dall'ufficio o da casa tutti i giorni alla stessa ora, quando si fa sempre la stessa strada, quando si seguono delle abitudini (per inciso, statisticamente e' proprio cosi'. Tant'e' che ci e' perfino arrivata una mail dalla Sicurezza in cui veniamo invitati a cambiare giornalmente orari e percorsi). Ma se un giorno decido all'improvviso di andare a fare la spesa, ma chi cavolo c'e' li' ad aspettarmi per rapirmi??? Ma niente, fobia e irrazionalita' prevalgono su tutto. Che razza di mondo...


domenica, novembre 7 [09:50]

Casa nuova, vita nuova 

Ieri sera ho traslocato. E la vita gia' prende un'altra piega! Tanto per iniziare, Cristina ha fatto pasta al pesto per cena, il che, direi, e' un grande inizio. Dopodiche' ci siamo buttati in salotto a guardare la televisione, bevendo un bicchierino, chiacchierando, ridendo e scherzando. Tanto per fare un parallelo, in Guest House avrei passato la serata davanti al computer, magari lavorando oppure guardando un insulso DVD. Di cena, neanche se ne sarebbe parlato...

Insomma, mi sa che staro' meglio. Stamattina ho dato un'occhiata al computer comune, e ho visto che ci sono ancora quattro slot liberi per altrettanti cavi di rete. In linea di massima, quindi, non dovrebbero esserci particolari problemi a stendere un cavo fino alla mia camera, basta fare un buco nel muro. Cristina dice che nulla osta, per cui nei prossimi giorni vedro' di rimediare il materiale necessario. Visto pero' che ho manie di grandezza, e che ci sono quattro porte disponibili, pensavo in realta' di cablare tutte le quattro stanze del piano... insomma, visto che il lavoro va fatto, facciamolo almeno bene!

Non ho ancora capito come funziona la parte economica della faccenda, insomma le spese. C'e' di sicuro l'affitto, che ammonta a 4000 dollari al mese (e si sa... Kabul ha degli affitti folli). Poi ci sono 80 dollari al mese per il generatore, e gli stipendi per il cuoco, le due guardie, l'omino delle pulizie. Ovviamente il cibo. E altre spese varie, come il riscaldamento, "assicurato" da stufe a kerosene sparse per la casa. Una cifra di massima dovrebbe aggirarsi sui 1000-1300 dollari al mese a testa, tutto compreso. Vediamo un po'. Ho avuto l'impressione che le due ragazze non siano molto organizzate su questo punto, vedro' se riesco a fare qualche rivoluzione pure li'. Non c'e' niente da fare, e' piu' forte di me... dovunque vada, devo cambiare le cose a modo mio...

giovedì, novembre 4 [14:59]

Novita'! 

Quattro giorni di vuoto assoluto in cui nulla e' successo e nulla si e' mosso. Poi, improvvisamente, un paio di notizie a pochi minuti una dall'altra. La prima e' che il mio contratto, che scade fra dieci giorni, e' ufficialmente in via di estensione, fino al 14 Dicembre. Questo vuol dire che il 14 Dicembre saro' a Roma, e visto che qui ho dato il sangue per 11 mesi di seguito, secondo le regole mi spetta un mese intero di break. Ho poi parlato con la capa delle Risorse Umane, che mi ha detto che secondo lei non ci sono i fondi per richiamarmi a gennaio. Ma visto che me lo disse pure le volte scorse, non ci ho fatto molto caso. Sono pero' andato da Susana a informarla di questo, e lei ha immediatamente replicato con un "Non ti preoccupare, i fondi ci sono" che non lasciava adito a dubbi. Ha persino aggiunto che probabilmente il nuovo contratto sara' pronto prima della mia partenza.

La seconda notizia e' che finalmente ho avuto il nulla osta di Susana per trasferirmi in un'altra Guest House. Nei prossimi giorni quindi lascero' la GH2 e andro' in una GH dell'UNHCR (un'altra organizzazione UN). In realta' non e' proprio una GH, perche' solo la WFP e poche altre organizzazioni possono permettersi di avere GH di proprieta' per il proprio staff. Si tratta in realta' di una casa privata affittata dall'UNHCR.

Ovviamente la domanda e' "perche' lo fai", come direbbe Masini. E' presto detto: una casa non e' una GH. L'atmosfera, la compagnia e la vita sono completamente differenti. Innanzitutto si tratta, appunto, di una casa, mentre la GH e' una sorta di albergo, popolato da gente la cui eta' media viaggia sui 50, che la sera si chiude in camera a vedere la propria TV, o a bere whisky e chiacchierare di lavoro. No, grazie. Nella nuova casa c'e' un salone, la televisione, c'e' perfino il caminetto. C'e' anche la connessione Internet permanente, e vedro' se riesco a portare un cavo direttamente nella mia camera (che, tra l'altro, ha un bagno privato). La compagnia e' piacevole, avro' due simpatiche coinquiline che rispondono ai nomi di Cristina e di Elisabetta. La seconda non la conosco molto, e' arrivata poche settimane fa. Cristina e' una ragazza sarda di cui penso di aver gia' parlato, ed e' molto simpatica. Probabilmente poi arrivera' anche un altro coinquilino nel prossimo futuro. C'e' il cuoco, c'e' quello che rifa' le stanze, quello che lava e stira... insomma, una sciccheria. E non costa piu' della GH WFP.

L'unico problema saranno i trasporti, visto che non avro' autisti a portata di voce. Ma dopotutto anche altre quattro persone (tipo Scott) vivono in GH di altre agenzie, e sopravvivono benissimo. Per cui, via col cambio. E visto che dovro' stare qui ancora per qualche mese almeno, un cambiamento di ambiente non mi dispiace per nulla...

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